Israele per rapire i bambini dalla Striscia di Gaza ha applicato una legge del 2002

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Israele rapisce i bambini di Gaza- Antonietta Chiodo

I bambini sulla Striscia di Gaza sono in pericolo, la tratta di esseri umani dopo le incursioni via terra dell’IDF saranno l’ennesima vergogna per mano dell’Occidente silenzioso.

 

Mercoledì il segretario alla difesa americano Lloyd Austin ha confermato alla presenza della sottocommissione del Congresso statunitense la sospensione di una “grossa” spedizione di munizioni.

Potrebbe sembrare un’ ottima notizia per l’incolumità dei civili palestinesi ma così non è perché non si tratta di una vera e propria chiusura diplomatica contro Israele ma semplicemente di una interruzione momentanea, causata quasi certamente dalla perdita di credibilità del governo Biden in questi ultimi mesi, da parte dei propri elettori.

In Palestina le sparizioni forzate contro i bambini risultano aumentate in modo esponenziale dopo il 7 ottobre 2023, numerose organizzazioni per diritti umani tra cui Addameer, Club dei detenuti, Defence for Children ed Euromed Human Rights Monitor, Al Mezan hanno provato attraverso numerose testimonianze l’abuso e la violenza nei confronti dei più piccoli all’interno delle carceri israeliane, la maggior parte di loro perché provenienti dalla Cisgiordania occupata vengono trattenuti grazie al regime di detenzione amministrativa.

Ancora oggi Israele rifiuta di divulgare pubblicamente il numero dei bambini rapiti dalla Striscia di Gaza, purtroppo non si hanno cifre chiare a causa dell’assoluta inadempienza della comunità internazionale, sappiamo però che alcuni di loro oggi sono detenuti nelle carceri israeliane, come comprovato purtroppo da diverse testimonianze sul campo molti di questi bambini hanno visto sterminate le proprie famiglie, venendo poi prelevati dai militari dell’IDF e destinati verso luoghi sconosciuti.

Una importante indagine di Al Mezan conferma la detenzione illegale di almeno 3,000 persone dalla Striscia di Gaza subendo torture e abusi di ogni tipo, di questi almeno 1,650 sono trattenuti come Combattenti Illegali, attualmente queste persone si trovano all’interno delle carceri di Nafha e Negev (Ketziot).

Pochi mesi fa una sentenza della magistratura israeliana ha vietato la divulgazione di informazioni relative allo stato psicofisico dei detenuti adulti e minorenni, inoltre tengo a ricordare che la Knesset ha approvato nei mesi scorsi una legge che vieta per i primi sei mesi ai legali qualsiasi incontro con i loro assistiti. Significa quindi che i prigionieri vengono trattenuti e isolati volontariamente dal resto del mondo.

Il regime carcerario basato sulla legge contro “I combattenti Illegali” è in realtà una legge preesistente datata 2002, possiamo quindi confermare sia stata rispolverata e rivisitata per permettere così la detenzione dei civili provenienti dalla Striscia di Gaza sostituendola alla detenzione amministrativa.

Una parte del documento appartenente alla legge israeliana datata 2002

Alcuni passaggi della legge utilizzata per i rapimenti confermano come in realtà si basi su motivazioni personali dei militari dell’IDF e quindi non su accuse reali e prove che possano incolpare i civili di un qual si voglia reato, gestite e considerate da appartenenti al ramo militare israeliano, qui di seguito un passaggio della legge revisionata già nel 2008:

Qualora il capo di stato maggiore abbia motivo di ritenere che lapersona detenuta dalle autorità dello Stato è un combattente illegale e che il suo rilascio danneggerà la sicurezza dello Stato, può emettere un ordine sotto di sua mano, che detta persona sia incarcerata in un luogo da determinare ( un ordine di incarcerazione) ; un ordine di incarcerazione include i motivi di incarcerazione, senza pregiudicare lo Stato e i requisiti di sicurezza.

(b) In assenza della persona detenuta dalle autorità statali.

(c) Un ordine di detenzione deve essere portato all’attenzione del prigioniero il più presto possibile, da un funzionario graduato otenente colonnello nominato dal capo di stato maggiore generale;le osservazioni del prigioniero verranno registrate dal funzionario, deve poi essere portato davanti al Capo di Stato Maggiore; dove il Capo Generale dopo aver esaminato le osservazioni del prigioniero, e se le condizioni prescritte nella sottosezione (a) non sono state soddisfatte, egli deve annullare l’ordine di incarcerazione.

Negli ultimi sei mesi, Al Mezan ha monitorato e documentato attivamente le operazioni di arresto da parte dell’esercito israeliano a Gaza. Recentemente, l’avvocato di Al Mezan è riuscito a visitare circa 40 detenuti nelle carceri di Ashkelon e Ofer. Questa visita è avvenuta dopo che la pubblica accusa israeliana aveva esaurito tutte le scadenze legali che impedivano agli avvocati di visitare i detenuti.

Issam Younis, direttore generale di Al Mezan ha dichiarato:

“Le prove e le testimonianze raccolte dal nostro avvocato rivelano un livello di ritorsioni e torture che manca di qualsiasi parvenza di umanità. Ciò che Israele sta facendo ai detenuti palestinesi fa parte del suo genocidio contro il popolo palestinese. È imperativo fermare questo genocidio e garantire la responsabilità dei responsabili di atti genocidi atroci. Il procuratore della Corte penale internazionale deve emettere rapidamente mandati di arresto per coloro che sono implicati in crimini internazionali come definiti dallo Statuto di Roma, tra cui il genocidio e i crimini contro l’umanità di tortura e persecuzione”.

Come scritto negli articoli precedenti sono comprovate numerose torture sui prigionieri palestinesi, tra queste vi è la tecnica di affamarli, la stessa utilizzata contro la popolazione della Striscia di Gaza, infatti risultano almeno 30 i detenuti palestinesi morti per fame in questi mesi.

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