Le donne incinte palestinesi per Israele sono evidentemente un cancro da estirpare. Sono donne portatrici di futuro, sanno che ciò che si annida nel loro grembo rappresenta la resistenza futura e la possibilità che la popolazione palestinese si espanda.
Lo stato disumano all’interno delle carceri israeliane e dei campi di detenzione è oramai conosciuto in tutto il mondo, grazie alle numerose denunce delle associazioni per i diritti umani sia palestinesi che estere. Nessun individuo dovrebbe essere trattenuto in luoghi come quelli che sono senza se e senza ma paragonabili all’inferno.
Il 4 aprile 2024, Aisha riceve una telefonata dal fratello che la avvisa di stare attenta perché l’IDF la sta cercando. Poco dopo, qualcuno iniziò a bussare violentemente alla sua porta. Il marito andò ad aprire e i militari fecero irruzione nella loro abitazione.
La donna, tra le grida terrorizzate dei suoi cinque bambini, è stata ammanettata con fascette di plastica e le sono state applicate delle catene alle caviglie. Poco dopo, è stata caricata su una jeep.
Aisha, come qualsiasi altra donna incinta è un essere fragile ed ha bisogno di serenità, di cibo e cure. Tutto questo oggi non esiste nelle carceri israeliane. La comunità internazionale è evidentemente incapace di usare la forza per proteggere donne e bambini.
La donna è stata rinchiusa nel carcere di Hasharon, questo complesso si trova a sud della linea che si estende tra Tulkarem e Netanya, sulla vecchia strada che porta ad Hadera. Questa prigione fu costruita negli anni ’70 proprio a causa degli scontri tra arabi ed ebrei. Oggi la prigione è composta da tre sezioni: una sezione per i bambini designati come prigionieri di sicurezza e un’altra per i bambini designati come prigionieri criminali. La terza sezione è appositamente designata per le donne palestinesi prigioniere. La prigione è circondata da un alto muro che raggiunge i tre metri di altezza e comprende quattro alte torri di guardia. La prigione in precedenza conteneva un elevato numero di bambini palestinesi sotto i sedici anni di età tra un certo numero di prigionieri criminali ebrei, il che metteva in pericolo le loro vite e li rendeva vulnerabili alle molestie e alle violazioni da parte dei prigionieri criminali.
Le ore precedenti hanno obbligato Aisha a subire un interrogatorio nel carcere di Ofer, dove apprese che anche sua madre e sua sorella furono arrestate poco prima. Aisha è rimasta seduta su una sedia di ferro per tutto il tempo e non ha ricevuto né cibo né acqua. Ogni soldato che entrava nella stanza li insultava e li offendeva in arabo. Al mattino sono stati trasferiti a Ofer per l’interrogatorio. Aisha è stata interrogata per un’ora e mezza, con mani e piedi legati per tutto il tempo, senza ricevere né acqua né cibo.
Dopo l’interrogatorio, è stata trasferita alla prigione di Hasharon. All’arrivo, è stata sottoposta a una vergognosa perquisizione corporale. Provate a immaginare il dolore e l’umiliazione che le donne stanno subendo in questi mesi, dove la violenza si espande sotto varie forme senza alcun limite.
In evidente stato di gravidanza, Aisha è stata ammanettata mani e piedi e condotta nella stessa cella con la madre e la sorella.
Dopo aver trascorso cinque giorni ad Hasharon senza alcun tempo all’aperto, dove sono rimaste in cella per ventiquattro ore al giorno, Aisha e sua sorella sono state trasferite alla prigione di Damon. Successivamente, sua sorella Aina’ è stata rilasciata sotto condizioni, così come sua madre. Aisha è ancora oggi in prigione, sotto processo con l’accusa di istigazione.
Questo è l’ennesimo esempio di come lo Shin-Bet controlli ventiquattro ore su ventiquattro i social network e le posizioni che Israele definisce politiche a causa di frasi o commenti di fronte alle fotografie e ai video di bambini massacrati sulla Striscia di Gaza, come ad esempio le frasi postate da Aisha che non hanno evidentemente nulla di politico ma di umano: “Che Dio abbia pietà di te” e “Dio benedica la tua anima”.
Queste parole, insieme alla pubblicazione delle foto del fratello martire sulla sua pagina Facebook, sono state le ragioni dell’arresto di Aisha Muhaisin il 4 aprile 2024 e del suo processo davanti al tribunale militare con l’accusa di incitamento alla violenza e sostegno al terrorismo. Aisha è la sorella del martire “Ahmed Ghithan”, ucciso il 6 luglio 2023. Inoltre, sua sorella “Aina’ Ghithan” e sua madre “Khadra Ghithan” sono state arrestate nello stesso periodo ma successivamente rilasciate sotto condizioni. I suoi fratelli, Abdul Hadi e Suleiman Ghithan, restano detenuti dall’occupazione con le stesse accuse di istigazione.
L’organizzazione per la tutela dei detenuti palestinesi Addameer conferma:
Il procuratore militare dell’occupazione basa le sue decisioni contro i palestinesi sull’accusa di incitamento ai sensi degli articoli 251 e 199(c) dell’Ordine Militare n. 1651 del 2009. Il problema con questo ordine risiede nelle vaghe definizioni relative ai posti di lode, sostegno o incoraggiamento. Questi termini sono così ampi che danno al giudice militare e al pubblico ministero un’ampia discrezionalità per interpretarli come incitamento. Ciò si è esteso alle frasi di misericordia e di cordoglio per i martiri, considerandole come un incitamento e privandoli del loro contesto umanitario, nonostante siano espressioni di dolore comunemente usate dai palestinesi che hanno perso i propri cari.
La donna ha cinque figli. La più grande, Malak, di dodici anni, si nascose sotto il letto quando vide i militari fare irruzione nella loro abitazione; il più piccolo, Luqman, ha solo quattro anni. In mezzo ci sono Adnan di undici anni, Miral di nove anni e Othman di otto anni. Il marito di Aisha afferma che la sua assenza ha influenzato in modo significativo i bambini e il loro stato mentale.
L’associazione per la tutela dei detenuti, dopo aver incontrato Aisha durante una visita alla prigione di Damon, dove è detenuta, ha descritto le dure condizioni affrontate dalle detenute. Queste condizioni includono la mancanza di cibo e forniture essenziali, maltrattamenti e abusi, soprattutto dal 7 ottobre, quando si è intensificata una feroce campagna contro i prigionieri, privandoli delle necessità umane più elementari.
Aisha ha parlato delle difficili circostanze che affronta come donna incinta, senza cure mediche adeguate o controlli regolari per monitorare la sua salute e quella del suo bambino non ancora nato. L’amministrazione penitenziaria le ha fornito solo un test della glicemia, effettuato pochi giorni prima della visita del suo avvocato. Inoltre, la scarsa qualità e quantità del cibo incide negativamente sulla salute sua e del suo bambino. Inoltre, non ha ricevuto alcun integratore o vitamina essenziale per le donne incinte durante la gravidanza perché l’amministrazione penitenziaria non glieli fornisce.
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