Gli operatori sanitari italiani e non tra cui numerosi medici che da sempre si battono per i diritti umani e l’uguaglianza tra i popoli accusano nuovamente la comunità internazionale per la mancata tutela dei civili sulla Striscia di Gaza. La lettera coinvolge numerosi firmatari di spicco e chiede il coinvolgimento dei medici di tutto il mondo ad essere coesi pubblicamente contro il genocidio che si sta consumando sulla pelle della popolazione palestinese. L’IDF è coinvolta dopo il 7 ottobre nella distruzione del diritto internazionale, illagalità che non coinvolge solo lo stato di Israele ma anche gli stati complici tra cui quello italiano. La lettera che state per leggere non è semplicemente accusatoria ma descrittiva e umana, si chiede di comprendere la violenza senza limiti che ha coinvolto come uno Tsunami non solo la popolazione civile ma anche i medici e compromesso definitivamente le strutture sanitarie che da sempre nel diritto internazionale dovrebbero essere definite Zona Franca.
Paola Manduca – Vittorio Agnoletto
Swee Ang, Alice Rotschild – Roberto Raso
Tiziana Traverso – Alan Meyers
Mazin Qumsiyeh – Luisa Memore
Marco Luppi – Giovanni Piccoli
Veronica Morea – Andrea Bellelli
Franco Camandona – Derek Summerfield
Condividiamo con voi un appello urgente rivolto ai colleghi professionisti sanitari di tutto il mondo. Questa lettera è stata inviata a ottobre e non è stata pubblicata su due riviste mediche per vari motivi. Pensiamo che meriti un’ ampia diffusione e abbiamo scelto di non inviarla ad altre riviste mediche, ma di condividerla ampiamente e apertamente sulle nostre reti. Si tratta di un richiamo urgente per medici e professionisti associati affinché rispettino la loro etica professionale, denuncino il genocidio in corso a Gaza e agiscano.
Dieci mesi fa, è stato suggerito che l’ attacco al personale sanitario e alle strutture di Gaza rappresentasse un intento genocida da parte dello stato di Israele (1). Oggi 10 ottobre, la commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite lo conferma asserendo che Israele ha implementato una politica concertata per distruggere il sistema sanitario di Gaza, che equivale a un crimine di guerra, e che l’IDF ha ucciso, detenuto e torturato deliberatamente il personale medico (2). Ciò è accaduto in tutti i 36 ospedali della Striscia.
Nel Nord, Kamal Adwan, ospedale Indonesian e l’ospedale Al-Awda, tutti precedentemente chiusi con la forza, dopo avere miracolosamente riaperto grazie al sostegno della popolazione gazawi, hanno così ricevuto ordine di evacuazione già l’8 ottobre (3). Ognuno ha specialità assenti nella zona e migliaia di pazienti (4).
Parallelamente, ai residenti dei quartieri di Gaza Nord Beit Hanoun, Jabalia, Beit Lahia è stato ordinato di spostarsi (5). Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha annunciato la chiusura totale del Nord. Vale la pena ripetere: chiusura totale. Immediatamente, i magazzini di farina e il panificio di Jabalia sono stati bombardati. Gli ordini di evacuazione per gli ospedali fanno parte del tentativo di pulizia etnica del Nord di Gaza.
Molti dei pazienti di Kamal Adwan in terapia intensiva sono bambini, altri in dialisi; pazienti traumatizzati e morti continuano ad arrivare a centinaia. Dove andrebbero se gli ospedali chiudessero? Per ben 7 volte è stato negato all’OMS la possibiltà di trasferire i pazienti in un luogo sicuro, che ovviamente non esiste..
Il dottor Abu Safiyeh, direttore di Kamal Adwan, si è rifiutato di rispettare gli ordini di espulsione potenzialmente mortali per i pazienti. Nel frattempo, Kamal Adwan viene colpito, l’Indonesian Hospital è circondato dall’ IDF. I paramedici che trasportavano alcuni neonati in un ospedale di Gaza City sono stati arrestati dall’IDF, nonostante il coordinamento accordato in precedenza.
Come e dove dovrebbero evacuare in sicurezza il personale e i pazienti?
Le evacuazioni si sono sempre rivelate pericolose per i palestinesi e sulla strada indicata dall’IDF è stato documentato il fuoco sulle persone in evacuazione. I pazienti, malati e feriti, dovrebbero andare a piedi. L’effetto dell’ordine dell’IDF è che le persone avvertite comprese quelle negli ospedali, diventano combattenti nemici e quindi obiettivi legittimi. Il direttore dell’ospedale Kamal Adwan è stato minacciato neanche troppo velatamente perchè sta affrontando il destino di Al-Shifa, ovvero la distruzione e l’uccisione su vasta scala di civili inermi.
Le associazioni mediche di tutto il mondo avrebbero dovuto denunciare la negazione della salute da tempo, ma sorprendentemente si sente solo un forte silenzio. Gli operatori sanitari e gli studenti di medicina chiedono il rispetto del giuramento professionale e del diritto umanitario e di agire secondo coscienza, mentre gli Ordini professionali rimangono per inazione, ignorando la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia del gennaio 2024 che chiede di agire per prevenire ed arrestare i criminali riconosciuti (6).
Niente ha fermato gli Ordini dalla complicità nel genocidio attraverso lo smantellamento forzato del sistema sanitario a Gaza. Ecco dunque alcune delle buone ragioni per cui dovrebbero svegliare e denunciare: L’uccisione di 1000 operatori sanitari, il rapimento di 300, le torture e 4 morti in detenzione. Migliaia di pazienti nelle fosse comuni degli ospedali spesso ancora attaccati alle loro linee endovenose, giustiziati con le mani legate. La denuncia di 44 medici internazionali volontari negli ospedali di Gaza che cecchini uccidono i bambini. L’OMS che denuncia gli è negato l’ingresso per forniture mediche, acqua e cibo. OMS,
L’ allerta da parte di UNICEF, UNWRA UNFPA sulla malnutrizione, su i suoi rischi generalizzati per la salute e la diffusione di malattie; inoltre gli scandali dei neonati che muoiono per mancanza di latte artificiale, le sparatorie dirette alle TIN. L’uccisione di 220 operatori umanitari delle Nazioni Unite e internazionali, le sedi umanitarie delle Nazioni Unite bombardate.
È noto che il genocidio è un processo. Ora questo si sta deliberatamente portando a termine nel nord di Gaza.
Il Medicidio sta prosperando e si sta estendendo dentro Gaza e in Libano, dove almeno cinque ospedali e decine di cliniche sono state colpite direttamente e più di 100 operatori sanitari sono già stati uccisi. Noi come professionisti della salute non dobbiamo accettare che il genocidio, incluso l’uso della distruzione del sistema sanitario per ottenerlo, sia in alcun modo autodifesa per un esercito occupante. È anche tempo che smettiamo di evitare il boicottaggio delle istituzioni professionali e accademiche di Israele per il ruolo che vi svolgono.
Aggiornamento al 9 novembre 2024:
L’ ospedale Indonesian è stato costretto a chiudere, cosi l’Awda Hospital. Il Kamal Adwan è invece parzialmente aperto, dopo essere stato invaso e assediato per settimane sono rimasti solo 2 pediatri, mentre oltre 40 membri del personale sono stati rapiti; sta però ricevendo centinaia di feriti e morti senza poterli curare. Il figlio del direttore è stato giustiziato. I piani superiori e la TIN sono stati bombardati, così come i magazzini di medicinali e cibo. Ci sono stati bambini vittime dirette e altri a causa della mancanza di rifornimenti, ed infermieri vittime di attacchi, all’OMS è stato negato il passaggio più di 7 volte ed è stata in grado di evacuare solo pochi pazienti.
Jabalia è stata dichiarata il 6 novembre dall’ IDF vuota di civili ma l’ ONU ne conferma la presenza di circa 100.000. Questi sono diventati automaticamente secondo l’IDF, combattenti nemici quindi “uccidibili” e cosi stanno facendo; ma negli ultimi bombardamenti la maggioranza delle oltre 1.800 vittime dello scorso mese erano per lo più donne e bambini sfollati nelle scuole. Dall’8 ottobre tutti sono senza cibo, acqua e medicine e i primi soccorritori sono presi di mira dalle IDF, costretti a lasciare i feriti morire a terra ed i morti per strada.
Fonti attendibili e descrittive dei massacri israeliani contro medici e civili:
1- On the duty to protect the people of Gaza: how the collapse of the hospital health care
system has reinforced genocidal intent. Paola Manduca et al. March 25, 2024
https://dx.doi.org/10.21037/jphe-24-11
2- UN Independent International Commission of Enquiry on the Occupied Palestinan
Territories, including East Jerusalem and Israel. October 10, 2024.
https://www.ohchr.org/en/press-releases/2024/10/un-commission-finds-war-crimes-and-
crimes-against-humanity-israeli-attacks
3- The IDF has launched a broad military operation against terrorist organisations in
northern Gaza and will intensify its activities across the entire area, where hospitals and
international community facilities are located .For your safety we urge to evacuate from the
following location (the name of the hospital). .Al-Bahar and Salah al-Din streets serve as
humanitarian corridors southward to the humanitarian zone where additional medical
institutions are located. The IDF will continue to act against terrorist organisations wherever
terrorist activities are conducted.
4- https://www.middleeasteye.net/news/medical-staff-besieged-northern-gaza-hospital-say-
situation-catastrophic
5- To the residents of Beit Hanoun, Jabalia, Beit Lahia, and all residents in the evacuation
area of: A1-3, B1-3, D2, D6. The IDF is operating extensively against the terror
organizations in the area. For your safety, we urge all the residents to immediately evacuate
to the adjusted humanitarian zone.
6- Application of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of
Genocide in the Gaza Strip (South Africa v. Israel) The Court indicates provisional measures
https://www.icj-cij.org/sites/default/files/case-related/192/192-20240126-pre-01-00-en.pdf
Authors affiliations
1 Department of Earth, Environmental and Life Sciences (DISTAV), University of Genoa, Genova,
Italy:
2 Scienze Sociali Per La Cooperazione, Lo Sviluppo E La Pace, University of Milan, Milan, Italy
3 Barts and the Royal London Hospital, London, UK
4 Harvard Medical School, Boston, MA, USA
5 Regional Epidemiology Reference Service for the Surveillance, Prevention and Control of
Infectious Diseases, Local Health Unit of Alessandria, Italy
6 Functional Rehabilitation Unit, Clinical Scientific Institute Maugeri, Genova, Italy
7 Boston University School of Medicine, Boston, MA, USA
8 Bethlehem University, Palestine
9 Servizio Sanitario Nazionale, Torino, Italy
10 Dept. of Biomedical and Neuromotor Sciences, University of Bologna, Italy
11 Dept. Physiology, University of Trento, Italy
12 Institute of Molecular Biology and Pathology (IBPM), National Research Council of Italy (CNR)
13 Dept. Biochemical Sciences, University of Rome Sapienza, Italy
14 Dept. Gynecolgy and Obstetric, Galiera Hospital, Genoa, Italy
15 King’s College, University of London, UK
Corresponding Author Paola Manduca Email: paolamanduca@gmail.com
12 risposte a “Lo straziante appello ai colleghi medici di tutto il mondo per fermare il genocidio a Gaza”
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In tutto questo oramai non c’è più niente di umano, non che la guerra possa esserlo, ma questi omicidi sistematici sono la parte nera Dell uomo.
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Israele ci ha mostrato il vero volto del male, quello che per decenni si è nascosto dietro la globalizzazione.
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Paola Manduca, che possa vivere a lungo. Da sempre a fianco dei bambini di Gaza.
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Una donna molto esposta ed una grande professionista, dalle enormi capacità e con una comprensione del dolore immensa
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🙏🙏🙏👱♀️👱♂️🧑🦲🧑🦲👱♂️👱♀️🙏🙏🙏
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grazie
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🙏🙏🙏👱♀️👱♂️🧑🦲🧑🦲👱♂️👱♀️🙏🙏🙏
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Gli appelli si moltiplicano in ogni settore, ma anche se nulla sembra scalfire nemmeno il nostro governo, non demordiamo e alziamo la voce da ogni settore. Non ci releghiamo nella nostra “zona di interesse!”. Chi non ha visto questo film vada a vederlo e si chieda dove si colloca…
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Sono assolutamente d’accordo,credo loro vogliano vincere distruggendo la nostra quiete mentale, e sfinendoci. Concordo, non possiamo assolutamente fermarci ora.
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Grazie, che esistono eroi come Paola Manduca , e tutto il popolo palestinese ! Non dobbiamo demordere, mai !
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Credo che quanto succede a Gaza sia tremendo..purtroppo le autorità internazionali stanno a guardare…per noi che siamo lontani possiamo far sentire la nostra voce di denuncia che Credo abbia un certo valore
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Su fb viene censurato. Indecente comportamento che tenta di impedire la conoscenza dei massacri
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