Stanno boicottando l’inchiesta del giornalista Matteo Fraschini Koffi, qualcuno non vuole che la politica ed il giornalismo italiano vengano coinvolti, certe storie hanno però il diritto di essere conosciute, ESrverSe è arrivato alla sesta puntata ed è stato richiesto attraverso varie modalità di rimuovere tutto. Il giornalista ha scelto rischiando anche il proprio lavoro di non lasciare sole queste famiglie.
LOMÉ, Togo – “Rimuovi – Rimuovi tutto”. Come reagireste se uno sconosciuto “postasse” un
messaggio simile sulla vostra pagina Facebook? Ordinandovi di rimuovere non tanto un vostro
“post” ma l’articolo di qualcun altro? È capitato alla giornalista Antonietta Chiodo, amica e
collega da molti anni. Sarà il suo cognome ma Antonietta è una reporter indipendente che non si
smuove facilmente. Come altre volte in passato, Chiodo ha ripubblicato un episodio di una mia
inchiesta. “ESreverSE”, ispirandosi alle parole di Marguerite Yourcenar, ha l’obiettivo di
dimostrare quanto la maschera di alcune persone, con il tempo, sia diventata il volto stesso.
Il messaggio di tal Mirco Cavazzuti è l’ultimo patetico esempio di intimidazioni legate a una
torbida storia che continua a stravolgere la vita di due famiglie: una residente a Milano e l’altra a
Lomé, capitale del Togo (Africa occidentale). Al centro dell’intrigo si trova suo malgrado Essé
Allagbe, 38 anni, padre togolese e cittadino italiano da maggio. Ad agosto è stato falsamente
accusato da quasi tutta la stampa di aver abbandonato suo figlio in Africa per fargli curare
l’omosessualità. “Questo caso assurdo sembra l’inizio di un pessimo film – ha scritto l’1 agosto
GAYPRESS.IT –. Invece, è tutto vero”. No, per fortuna, è tutto falso. La reazione di Cavazzuti
lo conferma. Un messaggio di “rimozione” su un social (degno di una “democratura”, direbbe
Roberto Saviano) dovrebbe rappresentare qualcosa di preoccupante per un Paese come l’Italia
che pare assuefarsi rispetto a qualsiasi scandalo mediatico. Ma come è successo più volte in
passato con altri scandali, man mano che salgono in superficie i dettagli, l’onda inizia a montare
e l’alba a sorgere.
Le falsità contro Essé sono state pubblicate anche da GAY.IT. Ho contattato la redazione,
probabilmente manipolata come tutte le altre, e mi hanno confermato che avrebbero rivisto la
storia tenendo conto della prospettiva del padre che nessuno si era preoccupato di ascoltare. Ho
anche cercato di capire chi fosse il “perentorio” Mirco Cavazzuti. Per il momento ho trovato con
lo stesso cognome numerosi impiegati dell’industria televisiva e cinematografica, in gran parte
milanese.
Ma lo stesso si potrebbe dire dei Guarnieri.
Marco Guarnieri (vedi precedenti episodi
“ESreverSE”), un birbante imprenditore milanese corso a fare la falsa segnalazione ai carabinieri
di via Moscova, ha lavorato per anni in una società che si occupa di post-produzione. A fine
luglio ha però acceso la miccia che è stata ripresa in maniera ben coordinata da numerosi
quotidiani e altri media in rete provocando un incendio doloso che stiamo ancora cercando di
spegnere.
Durante le mie ricerche sono inoltre inciampato su un’altra persona che porta lo stesso cognome:
Elena. Dopo una carriera fulminante, Elena Guarnieri è stata promossa a maggio alla
vicedirezione del TG5 (congratulazioni). In un’interessante intervista di giugno 2023 prodotta
dal podcast “TG SUICH – La voce della Brianza” le si chiede di parlare delle sue qualità e di un
difetto: “Sui difetti, se vuoi, possiamo starci mezzora – ha iniziato Guarnieri ridendo –. Per la
qualità direi che sono una persona diretta e onesta, e quello che di me si vede corrisponde alla
realtà. Non mi piace fare i doppi giochi. Quindi sono una diretta e onesta” (un livello di onestà
che non ha comunque impressionato Andrea Scanzi
https://www.youtube.com/watch?v=YseUXk7BF60&t=663s).
Tra i Guarnieri milanesi più anziani c’è invece Anna Maria. La nota attrice ha compiuto da poco
90 anni (congratulazioni). Quest’ultima è menzionata in uno degli interessanti studi sulla storia
teatrale della comunità LGBT redatti da Antonio Pizzo: “I luoghi del teatro LGBT nell’Italia del
Novecento”, pubblicato l’anno scorso sulla “Acting Archives Review, rivista di studi sull’attore
e la recitazione”. Guarnieri viene citata in un unico passaggio: “Come chiarisce Alan Sinfield –
scrive Pizzo –, il problema del dramma è il riconoscimento del lesbismo in ciò che fino al secolo
precedente poteva essere derubricato come amicizia romantica. A quell’altezza storica,
sorellanza e passione sessuale erano due ambiti già chiaramente compartimentati: le due
protagoniste «venivano colte come sospese tra il residuo delle visioni antiche della propria
sessualità e quelle più aggiornate e in fase di emersione». In Italia il testo fu tradotto solo nel
1950 per andare poi in scena in prima nazionale il 6 dicembre 1955 al Teatro Manzoni di Milano
con la Compagnia de Lullo, Falk, Guarnieri”.
Lo studio continua spiegando che: “Fu riproposta durante tutta la stagione ed era al Carignano di
Torino ancora nel febbraio del 1956. Il recensore della prima milanese si guardò bene dal
nominare il tema e usò le solite parafrasi quali ‘anomalia’, ‘colpa’ ‘inconfessata verità’, ma ci
teneva a che il tema fosse chiaro e pertanto chiamò in causa il dramma di Bourdet. Sembra
quindi che lo spazio del teatro borghese riuscisse ad ospitare l’omosessualità solo se coperta dal
manto della psicologia, così come era stata compresa dalla cultura di massa. Quindi la scabrosità
del tema poteva essere alleggerita se contestualizzata come dramma psicologico, indagine
dell’anima e dei suoi più reconditi recessi”.
In “ESreverSE” si trovano ovunque impiegati dell’industria televisiva e cinematografica. La
storia di Essé e suo figlio B. era stata forse pensata per un film? Oppure per ottenere consenso
politico, fare soldi…o per tutte queste ragioni messe insieme? Molte delle persone nominate sono
connesse da anni all’orbita “Fininvest-Forza Italia”. Mi sono quindi chiesto chi fosse, oltre ad
Antonio Tajani, il leader dell’ormai fragile partito berlusconiano. Mi è sembrato strano ma è
apparso il nome di Pier Silvio Berlusconi. Ho quindi aggiunto il termine “omossessuale” su
Google (fatico a ricordare l’acronimo LGBTecc) ed ecco il primo articolo: “Pier Silvio
Berlusconi in politica, diritti LGBTIAQ+ e non solo: tutto quello che sappiamo sulla svolta
liberale di Forza Italia”. Pubblicato sempre su GAY.IT ma a settembre, alcune settimane dopo
l’operazione mediatica ai danni di Essé.
Non sapevo di questa particolare battaglia da parte di PSB. Continuando a cercare tra le
interviste Youtube, ho trovato piuttosto illuminanti quelle del podcast “GURULANDIA” che
ospita regolarmente Fabrizio Corona. Secondo le profezie di quest’ultimo, il figlio di Berlusconi
non solo vorrebbe diventare leader del partito ma anche “primo ministro entro un paio d’anni”. I
tempi si stringono. Durante l’intervista sul podcast “La voce della Brianza”, Elena Guarnieri ha
inoltre spiegato che uno dei suoi mentori, escluso Silvio Berlusconi, era il banchiere Ennio
Doris. La vita di Doris è stata recentemente raccontata in un film prodotto da Medusa, casa di
produzione di PSB e Giampaolo Letta, figlio del giornalista e nipote dell’ex premier.
Non sorprende quindi che le interviste personali più incisive fatte a PSB appartengano al TG5.
Elena Guarnieri lo intervista sempre con leggeri guanti di velluto. Purtroppo non ho le risorse per
capire se la giornalista d’origine mantovana e l’imprenditore milanese siano effettivamente
parenti o si conoscano. Senza fare troppo torto a Indro Montanelli, per ora mi limiterò a usare la
formula amata dagli italiani ma che lui tanto detestava: “Non si può escludere che…”
Come ho spiegato nei precedenti episodi, B., il figlio 16enne di Essé, è “tanto amato” non solo
dalla famiglia di Marco Guarnieri ma anche di Olivia Sestilli, pure lei impiegata nel settore
televisivo e cinematografico. Sestilli, con una certa insistenza, aveva invitato B. a Sestri Levante
l’1 gennaio del 2022. La sera prima questo gruppo di famiglie avrebbe visto al cinema l’ultimo
“Spider-man”, uno dei tanti film presi di mira dalla comunità LGBT statunitense. Ma questi sono
solo alcuni dei vari esempi d’affetto che ha dimostrato a B. negli ultimi anni. Sui social Sestilli
sembra infatti definirsi una delle milanesi più generose d’Italia. Nel 2019 ha persino sacrificato il
suo compleanno per raccogliere fondi da dare ai bimbi africani di Save the Children.
Continuando sull’orbita PSB non c’è voluto molto per arrivare a Francesca Pascale (moglie di
Silvio Berlusconi prima e della cantante Paola Turci poi). Studiando alcune interviste sulla
giovane attivista napoletana (compresa l’ultima con Massimo Giletti), mi ha stupito quella con
Alessandro Cecchi Paone (il cui padre gli ha insegnato “l’onestà e l’amore per l’Africa”),
sposatosi l’anno scorso con un uomo di alcuni decenni in meno. ACP era pronto a difenderla
bloccando le domande più scomode (https://www.youtube.com/watch?v=hywBRVtPbmU).
Una giornalista aveva infatti chiesto a Pascale, tesserata nel 2014 presso l’Arcigay di Napoli
(grazie all’intervento di Vittorio Feltri e dell’attivista LGBT Anna Paola Concia), se il
matrimonio con questa sua nuova causa fosse connesso al calo di consensi di Forza Italia. ACP
ha interrotto subito la risposta dopo aver coperto la telecamera con una mano, aver risposto al
posto dell’attivista, e aver annunciato improvvisamente l’ora dell’aperitivo. “No, non credo,
assolutamente no!”, ha provato a rispondere Pascale (probabilmente manipolata fin da molto
giovane) mentre veniva trascinata via dalla folla.
Grazie inoltre allo scambio tra ACP e Manuela Arcuri (sempre da Giletti:
https://www.youtube.com/watch?v=mnAgmmIEK64) sono state menzionate Eva Grimaldi e sua
moglie, Imma Battaglia. Facendo un altro po’ di ricerca, in un articolo di LA REPUBBLICA
(“Lgbt, è iniziata la battaglia finale per la legge anti-discriminazioni”) è uscita fuori un’altra
Guarnieri: Francesca Romana: “Alla campagna aderiscono nomi di primo piano della cultura e
della musica, della letterattura, del cinema e dell’attivismo – elencava l’articolo –, da Arisa a
Imma Battaglia, da Francesca Comencini a Antonello Dose, da Eva Grimaldi a Francesca
Romana Guarnieri e Sergio Lo Giudice, Michela Marzano, Pasquale Quaranta, Chiara Saraceno,
Francesca Vecchioni e tanti altri”.
FRG è un avvocata torinese. Sebbene si sia sbagliata a elencare le date su un suo CV, nel 2012
aveva pubblicato uno studio intitolato: “Coppie omosessuali e pensioni complementari di
vecchiaia: il caso Romer”. Grazie a una discreta padronanza del francese e dello spagnolo,
Guarnieri sta promuovendo da anni le sue idee non solo nella politica nostrana ma anche in
quella europea. Non so se tutti questi Guarnieri siano imparentati (e poco mi interessa) ma di
certo hanno in comune una lotta importante e ben precisa per l’attuale scenario politico nazionale
e internazionale. Numerosi dubbi rimangono invece sulla strategia utilizzata dai cosiddetti
“difensori dei diritti civili” che lottano per valorizzare le minoranze.
Essé, intanto, continua a subire le scorrettezze del sistema. L.S., l’avvocato togolese
consigliatogli per gestire il “contenzioso” con la sua ex compagna e suo figlio B., fatica a gestire
la situazione. Secondo le sue affermazioni, la giudice avrebbe prima perso gli appunti sulle
lunghe dichiarazioni di Essé, poi ha cercato di costringere il padre a riscrivere le sue
dichiarazioni qualche ora prima dell’udienza, poi l’udienza è stata spostata… Insomma, un gran
macello. Il giovane padre togolese sta cercando di non disperare. Arrivato a Milano nel 2017
per vivere con l’attuale moglie italiana, Essé era molto contento di aver conquistato la
cittadinanza in così poco tempo. Non avrebbe invece mai immaginato lo tsunami mediatico di
questa estate, causato da un miscuglio di “ignoranze” ben descritto da Massimo Giannini a DI
MARTEDI (https://www.youtube.com/watch?v=WL0nzSfx24A). Un miscuglio che trascende la
politica.
Le false accuse orchestrate da una conventicola di “personaggetti delucaniani” hanno fatto il giro
della stampa per una ragione precisa: B. è molto importante per gran parte dell’establishment. Il
suo caso accomuna una serie di battaglie sociali legate a Ius Scholae, protezione dei minori,
comunità LGBT, cittadinanza, e Africa che servirebbero ad aumentare i consensi politici e chissà
cos’altro. “Cause giuste combattute nel modo sbagliato”, ha finalmente realizzato un membro
della famiglia italiana coinvolta. “16enne togolese omossessuale abbandonato da suo padre in
Africa per curarlo”. Un titolo da sceneggiatura di serie B. pensato per violare quegli stessi diritti
che numerose persone ci danno l’impressione di difendere. Come ha recentemente spiegato Lele
Mora, anche lui ospite a GURULANDIA:
“Tutto nella vita può essere manovrato. Tutto fa spettacolo”.