Antonietta Chiodo: Quello della Freedom Flottilla è un progetto umanitario coraggioso nato nel Mar Mediterraneo già dal 2010 grazie alla collaborazione di Free Gaza, organizzazione composta da attivisti provenienti da numerose parti del mondo e da un’associazione turca IHH per i diritti umani, in principio si trattava di una flotta di navi organizzata per rompere il blocco israeliano e l’embargo contro la popolazione gazawi. Non è la prima volta che questi attivisti del mare vengono attaccati brutalmente, in più occasioni si videro infatti in balia di veri e propri raid di motoscafi ed elicotteri israeliani, ritrovandosi così vittime di attacchi brutali come sempre sostenuti del silenzio occidentale. In questo breve articolo Alfonso Minutolo condanna aspramente le labbra cucite delle istituzioni internazionali non solo sul genocidio palestinese ma soprattutto sull’invasione aerea e marittima dei nostri confini nel mar mediterraneo, omertà assolutamente inaccettabile.
Ho letto come molti della nave Conscience, colpita da droni armati al largo di Malta mentre trasportava aiuti umanitari verso Gaza. Nessun carico d’armi, nessuna minaccia, solo attivisti internazionali e beni di prima necessità destinati a una popolazione stremata. Eppure, un attacco. Un vero e proprio atto di guerra condotto in acque internazionali, a oltre 2.000 chilometri dalle coste israeliane.
Se questo non scuote le nostre coscienze, allora vuol dire che le abbiamo già vendute.

Per anni, nei salotti televisivi e nelle stanze dei ministri europei, specie nei paesi mediterranei, abbiamo sentito parlare di “minaccia russa” ogni volta che una fregata di Mosca passava per il Canale di Sicilia. Nessuna violazione, solo transito. Bastava una sagoma grigia all’orizzonte per scomodare analisti, allarmi e titoli a nove colonne. “Sicurezza”, “equilibrio”, “difesa europea” tutte le parole d’ordine usate per giustificare una linea dura, a prescindere.
E oggi? Oggi che una nave civile è stata colpita in pieno Mediterraneo, con armi protettive israeliane, in un’azione che profuma di pirata militare e arroganza geopolitica? Nulla. Silenzio. Un silenzio complice, vigliacco, e profondamente offensivo per chi crede ancora in un minimo di diritto internazionale.
Israele ha agito, come sempre più spesso fa, secondo una logica extraterritoriale: dove decidere che c’è un nemico, lì interviene, senza chiedere permesso e senza temere conseguenze. Una sovranità estesa su scala planetaria, coperta da un’alleanza incondizionata con Washington e da un’Europa troppo codarda per alzare la voce. E i governi mediterranei’: Italia, Spagna, Grecia, Malta tacciono. Si voltano dall’altra parte. Alcuni minimizzano, altri nemmeno commentano. I loro media mainstream seguono a ruota, incapaci di indignarsi o anche solo di informare con onestà.
Ma non possiamo più fingere. Questo non è equilibrio, è sudditanza. Non è prudenza, è cecità. E non è diplomazia: è il totale smantellamento della nostra dignità politica.
La nave Conscience è solo l’ultimo segnale di una crisi morale profonda: quella di un’Europa che ha perso il coraggio di essere soggetto politico e che accetta, di fatto, che ci sono morti e diritti di serie A e di serie B. L’unica speranza è che siano i cittadini, non i governi, a ribellarsi a questo doppio standard insopportabile. E a chiedere, una volta per tutte, che la giustizia non abbia bandiere né silenzi selettivi.
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